Appunti di storia della filosofia relativi all'analisi del pensiero di Leibniz. Il testo analizza il principio di individuazione e riassume gli articoli del Discorso di Metafisica.
Analisi del discorso di Metafisica di Leibniz
di Carmine Ferrara
Appunti di storia della filosofia relativi all'analisi del pensiero di Leibniz. Il testo
analizza il principio di individuazione e riassume gli articoli del Discorso di
Metafisica.
Università: Università degli Studi di Salerno
Facoltà: Lettere e Filosofia
Corso: Filosofia
Esame: Storia della filosofia
Docente: Gabriele Perrotti1. La vita di Leibniz
Gottfried Wilhelm von Leibniz è un filosofo tedesco nato al Lipsia nel 1646. È di fede protestante e la sua
famiglia fa parte dell’ambiente colto dell’epoca. La formazione culturale di Leibniz è variegata: giuridica,
matematica, fisica, filosofica.
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Analisi del discorso di Metafisica di Leibniz 2. La dissertazione metafisica sul principio di individuazione
Dal punto di vista della formazione filosofica, bisogna notare che il pensiero di Leibniz è fortemente legato
alla filosofia scolastica. La sua tesi di baccalaureato1 ha come titolo Dissertazione metafisica sul principio di
individuazione. Il principio di individuazione è quel principio che determina il passaggio dalla sostanza
comune (es: uomo) all’individuo (es: Socrate).
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Analisi del discorso di Metafisica di Leibniz 3. Principali posizioni sul principio di individuazione
Tra i filosofi dedicatisi a questo problema uno dei più importanti fu Avicenna. La soluzione da lui adottata è
quella aristotelica:
- la “materia” è il “principio di individuazione” perché, se la sostanza comune esiste solo nella mente (come
concetto), allora essa diventa un individuo (ovvero un esistente particolare) solo nel suo essere materiale.
Nel mondo cristiano, il problema è stato affrontato innanzitutto da Agostino, il quale ha capovolto la
soluzione aristotelica, dando inizio a un nuovo filone interpretativo:
- la “forma” è il “principio di individuazione”, poiché ogni individuo ha una forma particolare, mentre la
materia è un elemento comune a tutti gli individui.
Molti secoli dopo, Tommaso d’Aquino intervenne nella disputa inserendosi nel filone aristotelico. Apportò,
tuttavia, alcune modifiche alla posizione del filosofo greco:
- la “materia” è il “principio di individuazione”, ma non la materia comune a tutti gli individui, bensì la
materia signata, ovvero la materia determinata dalle categorie di spazio e tempo.
Giovanni Duns Scoto si distaccherà invece da entrambi questi filoni:
- il “principio di individuazione” non è né nella “forma”, né nella “materia”, né nel loro “composto”, ma
nell’haecceitas (dal lat. "haec", sottinteso "res", ovvero letteralmente "questa cosa"), ossia nella "questità",
nell'essere una determinata cosa, come "questa e non altra", in un dato spazio-tempo. L'haecceitas è il limite
che la ragione non può esplorare: la filosofia arriva a determinare l'individuazione come principio, ma non
può indagare razionalmente il singolo individuo. L'haecceitas è un perfezionamento della sostanza comune.
Dunque l’esistenza non è altro che il perfezionamento dell’essenza.
Con Guglielmo di Ockham il problema del principio di individualizzazione si dissolverà completamente:
- l’essere è già individualizzato, si dà solo nella sua forma individuale e non in quella generale. Ciò che
esiste, esiste in quanto individuo. La sua è una posizione “nominalista”.
Il nominalismo si può definire come la posizione filosofica che sostiene che i concetti astratti, i termini di
portata generale e quelli che in filosofia sono chiamati universali non posseggono una loro propria esistenza,
ma esistono solo come nomi. Questo modo di vedere porta a ritenere che solo gli oggetti (fisici) particolari
possono essere considerati reali, mentre gli universali esistono solo post rem, come convenzioni verbali
associate agli oggetti specifici, ovvero nella immaginazione o memoria di chi ne parla. Il nominalismo si
contrappone al concettualismo e al realismo filosofico, la posizione che sostiene che i termini generali dei
quali si fa uso, come "albero" e "verde", rappresentano forme di portata generale che posseggono
un'esistenza in un mondo di astrazioni indipendente dal mondo degli oggetti fisicamente definiti. Tale
posizione si richiama in particolare a Platone. Il nominalismo è suddiviso in nominalismo estremo e
moderato. Il nominalismo moderato è la posizione filosofica di stampo nominalista portata avanti da
Guglielmo da Ockham nel XIV secolo. Si poneva nella disputa sugli universali definendo essi come concetti
della nostra mente espressi attraverso un nome. Per questo egli sosteneva bisogna togliere di mezzo gli
universali (Rasoio di Ockham) nell'ambito della conoscenza in quanto non solo inutili ma anche portano a
raddoppiare la ricerca della verità (se devo conoscere Socrate che bisogno c'è che io conosca anche
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Analisi del discorso di Metafisica di Leibniz l'universale umanità a cui il filosofo ateniese appartiene?). Fra gli esponenti principali del nominalismo
estremo medioevale, ricordiamo Roscellino, tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo, vero e proprio
fondatore di questa posizione filosofica, per cui gli universali erano semplici suoni (flatus vocis),
espressione spesso usata per indicare ciò che non ha nessun fondamento reale.
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Analisi del discorso di Metafisica di Leibniz 4. La posizione di Leibniz sul principio di individuazione
Il problema del principio di individuazione sarà determinante per tutta la produzione filosofica successiva di
Leibniz. È sulla scorta di questo principio che metterà a punto la definizione di “sostanza individuale”.
Il principio di individuazione recita: Omne individuum sua tota entitate individuatur (Ogni individuo è
individuato dalla totalità del suo essere). La totalità dell’essere dell’individuo (che è una “monade”, o
“sostanza individuale”) è costituita dall’insieme degli eventi attraverso i quali tale individuo entra in
relazione con altri individui.
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Analisi del discorso di Metafisica di Leibniz 5. La dissertazione sull'arte combinatoria
Nel 1665 ottiene un dottorato in matematica e successivamente in legge. Nello stesso anno scrive una
dissertazione Sull’arte combinatoria. L’arte combinatoria considera il linguaggio innanzitutto come
combinazione di lettere, che dà vita ai concetti, e in secondo luogo come combinazione di concetti, che dà
vita alle proposizioni. Leibniz dà una definizione tradizionale di proposizione: essa è una parte del discorso
costituita da un soggetto cui si associano dei predicati. Tuttavia, introduce in questa definizione qualche
altro elemento: se conoscessimo la nozione completa del soggetto, potremmo derivarne analiticamente tutti i
predicati che si riferiscono ad esso. Questo è ciò che Leibniz definisce “principio di inerenza”: possiamo
ricavare tutti i predicati di un soggetto se ne possediamo il concetto completo.
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